giovedì, settembre 27

1408


Un horror quasi completamente ambientato in una camera d'albergo e' una bella scommessa, e da un certo punto di vista, "1408" di Mikael Håfström... non delude le aspettative.

L'introduzione alla stanza maledetta, squisitamente gestita da un luciferino Samuel L. Jackson, e' perfetta per introdurci nel gioco di attese e colpi di scena che prosegue per 3/4 del film.

Il crescendo, inizialmente, e' gestito molto bene : la sensazione che "qualcosa non vada" si insinua pian piano e il regista e' bravo a tenerci sulle spine e a chiudere letteralmente tutte le vie d'uscita al protagonista, con alcuni tocchi di classe apprezzabili (la scena della finestra su tutte). La nota dolente e' che si tentenna tra scene ad effetto tipo "casa stregata" (sangue dai muri, spiriti col coltello, etc.etc.) alla materializzazione degli incubi personali del protagonista (la scena con la figlia e' stata, per il sottoscritto, decisamente straziante),senza mai puntare tutto su una
delle due strade.

Ci ho sperato fino alla fine, anche durante il "falso finale", che ad un certo punto si virasse decisamente verso l'intimo, trasformando la stanza "1408" nell'Inferno, nel vero senso della parola (L'hotel come non-luogo, in cui ognuno e' solo e prigioniero dei propri rimorsi, senza via di scampo : quale metafora migliore per l'Inferno).

Invece non si osa, rimane una stanza d'albergo che vuol uccidere il suo ospite senza capirne bene le ragioni di fondo, e un finale pseudo-consolatorio che sa' tanto di posticcio.

Come dice Mr.Olin : "It's just a fucking evil room".

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