domenica, ottobre 9

Things to come...




Ok, due post pubblicati in rapida successione non sono una giustificazione. Diciamo che ho avuto solo il tempo di andare al cinema, e poco per scrivere a riguardo.



Ma va' bene cosi',potrebbe andare peggio.
Potrebbe piovere.

Trovare il tempo per andare al cinema e' gia' difficile, trovarne per il
progetto "Ju-On" ancora peggio... e sono costantemente distratto dalla seconda
serie di "Lost"... (l'11/Ottobre trasmettono la prima serie in Italia... non iniziate a
guardarlo... e' una droga...)

...cerchero' di impegnarmi...
...prometto....

Post da scrivere :

"La Fabbrica del Cioccolato" di Tim Burton
"Three" di Peter Chan/Ji-woon Kim/Nonzee Nimibutr

Film da vedere :

11/Ottobre : "L'Esperimento del dottor K." di Kurt Neumann
11/Ottobre : "La Piccola Bottega degli Orrori" di Roger Corman
12/Ottobre :
"Good Night, and Good Luck" di George Clooney
12/Ottobre : "Terra Promessa" di Amos Gitai

19/Ottobre : "Il Fantasma della Liberta'" di Luis Bunuel

Wish List :

"Seven Swords" di Tsui Hark
"Romanzo Criminale" di Michele Placido


"My Summer of Love"






Non che non me lo aspettassi.
Prima o poi la delusione doveva arrivare.
Quindi, diciamocelo :
"My Summer of Love" non mi e' piaciuto.

Per niente.




Quello che mi ha dato piu' fastidio, e' la mancanza di
sincerita' da parte dell'autore.Intendiamoci,
i film
costruiti su di un colpo di scena finale che cambia le carte in tavola (tipo "The Others" o tutti i film di Shamalayan) funzionano se le premesse hanno senso. E' per questo che "Vanilla Sky" mi ha fatto schifo:
non puoi impostare tutta la vicenda su qualcosa e poi ad un certo punto dire che non e' vero niente! In questo filmetto, succede esattamente questo.

Il tema non e' certo nuovo, ma qui il tentativo di originalita' rasenta il ridicolo. Nei film "lesbici" di solito l'universo maschile ne esce con le ossa rotte, mentre qui, paradossalmente,
i due mondi non sembrano tanto diversi : L'amore di Tam e' fittizio, un'avventura estiva, cosi' per divertirsi. Peccato che sia il perno del film!

Cosi' come le varie tematiche affrontate : La "conversione" del fratello di Monna, che alla fine si rivela essere una maschera, un'ipocrisia. I momenti intensi, L'ouja board, il ricordo della sorella scheletrica e con i denti gialli, il dolore di Tam... tutto invalidato, reso inutile dal finale, con Tam che diventa praticamente un'altra persona, totalmente fuori dal personaggio.

A questo punto, di solito, si cerca di salvare il tutto con un finale tragico, ma persino questo viene negato (se non simbolicamente) e Monna continua la sua vita, ferita, forse lesbica, senza famiglia, senza amore, senza speranza.
Qual'e' il senso di tutto cio'? La vita e' solo una presa in giro? Monna continuera' a vivere, senza piu' fidarsi di una persona che potrebbe amarla veramente?
Desolazione.

La regia soffre un po' di "sindrome del videoclip", ma in generale se la cava, con alcune scene riuscite (La sala da ballo post-funghetti con la musica perfetta di Goldfrapp, la promessa d'amore eterno davanti al fuoco, i loro profili in controluce) e in generale con una fotografia eccellente.
Le scena amorose tra le due ragazze sono girate bene, come spesso accade nella sfera saffica, l'atto sessuale non sembra mai innaturale, mai forzato:
Due esseri umani stupendi che si completano, che si aggregano,cercando qualcos'altro.

Le interpreti sono piu' o meno brave, Nathalie Press sembra una Tilda Swinton giovane e inesperta, ma gia' con un certo fascino ambiguo. Emily Blunt e' bellissima, anche se recita come un tornio di precisione.

Da evitare.

sabato, ottobre 8

"Maria Full of Grace" di Joshua Marston







I film stile documentario, i "film vèritè" in generale, non sono tra i miei preferiti.
D'altra parte, quando sono di buona fattura, espletano una delle funzioni primarie del Cinema :

Aprire una finestra su altri mondi, altri luoghi, raccontarci una realta',

rinchiudere un'intera esistenza in due ore scarse. Martson riesce nell'impresa,
concentrandosi prima sulla quotidianita' di Maria, poi espandendosi sulla "figura
sociale" delle "mule" (mala traduzione di, "burrier", gioco di parole tra "burro",
cioe' asino/mulo e "corrier", cioe' ovviamente corriere), povere donne che
fanno di necessita' virtu' trasportando droga, a rischio della propria vita e della
galera, dalla disastrata colombia agli USA.

Maria subisce la schiavitu' di un lavoro alienante e sottopagato, incastrata
dalle responsabilita' verso la famiglia, madre e sorella con bimbo a carico,
sognando un futuro migliore nonostante la desolazione che la circonda.
La notizia di essere incinta innesca il resto della vicenda, l'offrire il
suo corpo per trasportare la polvere, con tutti i rischi del caso.
E' un universo matriarcale : gli uomini o sono ragazzini (il suo ragazzo),
o sono rappresentanti dell'oppressione, come il caporeparto o il trafficante.

La scena che mi ha colpito, anzi direi inquietato e disturbato, e' quella dei "preparativi",
l'addestramento (Maria inghiotte chicchi d'uva grossi come palline da pingpong)
e la successiva ingestione degli ovuli veri e propri, sotto il silente controllo
del boss e dei suo sgherri.
Non so' se il titolo "religioso" o la locandina mi hanno influenzato in
questo senso, ma la "cerimonia" aveva un non so' che di religioso,
con le capsule quali novelle particole della Chiesa del traffico internazionale.
L'ingestione, questa "intrusione" nel privato di queste donne/madri/ragazze,
mi ha indotto lo stesso disgusto che provo nel vedere (sempre nella
trasposizione filmica, intendo) uno stupro, una violenza sessuale.
Ed effettivamente, in forma simbolica, e' la stessa cosa:
Per il cartello, Maria e le altre sono solo corpi, contenitori utili
per il trasporto e nient'altro, come dimostra come viene trattato
il corpo di Lucy dai "contatti" in USA. E' violenza, e' comunque violenza.

Efficace, inoltre, la rappresentazione della "Terra Promessa", gli Stati Uniti,
immaginati come il paese dei balocchi, ma la cui realta' e' quella tipica
dei migranti: La sorella di Lucy, che ricorda le voci al telefono dei suoi parenti,
a quanto erano felici per lei, che era andata via, mentre lei avrebbe voluto essere
li' con loro. L'attaccamento alla propria terra, alle proprie radici,
per quanto la vita possa essere dura, come quando
Maria paga Don Fernando per riportare il corpo di Lucy in Colombia....

Tutto questo rende ancora piu' intenso il distacco finale della protagonista,
nel tentativo di dare una vita migliore all'essere vivente che sta' crescendo
dentro di lei.

La regia non si concede particolari virtuosismi ne' sperimentazioni di sorta
(e non che non si possa osare perche' costretti dal genere, penso a
"City of God", per esempio), ma ha il merito di non far perdere mai ritmo
alla storia, di rimanere concentrata sulla vicenda senza perdersi in introspezioni
psicologiche o divagare in constatazioni morali.
La camera ci mostra, impietosa, uno scorcio di mondo a noi vicino e allo
stesso tempo lontano, in cui la sopravvivenza e' l'unica legge.
Menzione d'onore per Catalina Moreno, l'interprete di Maria, splendida e
tragica, innocente e caparbia, da innamorarsi. Bello.

domenica, ottobre 2

Dumb



Avevo vent'anni quando Kurt Cobain si sparo' un colpo di fucile in bocca. Ero giovane. E quando sei giovane non accetti compromessi.

Odiavo l'ipocrisia, i perbenismi del mondo degli "adulti".
Disprezzavo l'omologazione alla massa, il conformismo e il quieto vivere.Ammiravo la coerenza, l'essere fedeli a se' stessi a qualunque costo, a qualsiasi prezzo.

E amavo i Nirvana, le loro chitarre distorte e la voce grezza di
Cobain, il loro modo di essere anti-"star system", le ruvide poesie che uscivano dalla bocca di questo ragazzo dagli occhi fragili e dall'anima tormentata dai miei stessi dubbi e dalle mie stesse paure.

Quando mori', la mia prima reazione fu' di rispetto, di quasi religiosa ammirazione: Forse l'unica strada per rimanere fedeli a se' stessi passava dalla canna di un fucile e attraverso la tua scatola cranica. La giostra dello show business si stava chiudendo intorno a lui, trasformandolo nell'ennesima scimmietta ammaestrata del rock n'roll, il profeta drogato del "grunge".
Agnello sacrificale per la chiesa del profitto.

E lui era riuscito a scappare dalla porta di servizio, aveva avuto il coraggio di premere quel grilletto, di pagare il prezzo piu' alto per non tradire se' stesso.

Poco tempo dopo, mentre gli avvoltoi mediatici stavano banchettando con il suo cadavere ancora caldo, erano gia' in uscita i cofanetti deluxe, "il Testamento di Kurt Cobain", le magliette con il suo volto sormontato da una corona di spine, il suo diario, le sue lettere.
"Kurt Cobain e' morto per voi". In promozione a prezzo speciale.


Mi chiesi se il prezzo non fosse troppo alto. Se ne valesse la pena.
Alla fine era lui quello che aveva perso. Sconfitto in partenza, perche' il gioco funziona cosi'. Non ha mai avuto una possibilita'. E pensai che forse non ne avevo neppure io.

Queste le premesse.


L'inizio di "Last Days" e' uno shock. Il fantasma di Kurt
perso nei boschi, in riva al fiume. Il suo profilo mentre canta davanti al fuoco. Gus Van Sant non vuole raccontare la sua storia, non in modo canonico. Vuole cercare di farci sentire cosa provava, vuole cercare di farci entrare nel suo mondo interiore.

Un mondo che, visivamente, e' una grande casa che va' in rovina, i muri che si scrostano, la sporcizia che si accumula. Amici o presunti tali che ci vivono a sbafo, adolescenti-bambini drogati e mai cresciuti. Fragili e sbandati come lui, ma allo stesso tempo lontani, distanti.

Quando quello che c'e' fuori, la realta' reale, riesce a penetrare
in questo mondo, risulta assurdo, grottesco, folle : L'inserzionista delle pagine gialle, per cui gli affari sono affari, anche se il potenziale cliente ha l'aria smarrita e indossa una sottoveste femminile.Il locale in citta' pieno di "alternativi" che vivono vite fatte in serie, l'amico (Harmory Korine) che gli regala un'osso voodoo e parla delle serate D&D passate con gli amici. I Boyz II Men in televisione, e Il produttore al telefono che vuole conferma per il tour, ""Non puoi mollare tutto". I mormoni che predicano: Cristo e' morto perche' qualcosa di puro deve morire perche' i non-puri possano parlare con Dio.

Ed e' esattamente cosi'.


"Devo aver perso qualcosa, lungo la via" dice Kurt/Blake biasciando,
scappando da chi lo cerca e mormorando dialoghi spezzati e incomprensibili, una mente disturbata sull'orlo del baratro.Un dialogo con Dio. Pazzo o Santo? c'e' differenza?

"Tutti i pensieri positivi che verranno dalla mia morte".

Il sacrificio, il suicidio e' un modo come un'altro per sfuggire al dolore. la scena lentissima quando si accascia al rallentatore, sotto il peso della sofferenza, della Croce che ognuno di noi si porta sulla spalle.Il centro non regge e tutto crolla, come uno specchio spezzato.

La musica, la via di fuga. Blake compone, ma manca sempre qualcosa, tutto "stona", i pezzi non combaciano, ma e' comunque l'unico modo di sentirsi libero.Creare per sopravvivere, ma neppure questo basta, alla fine.

Il pezzo lento con la chitarra, mentre i due amici fanno sesso,
il bisogno d'amore, l'armonia che (a un certo punto) deve essere infranta (la corda strappata).Manca sempre qualcosa.

Infine, la morte. L'atto finale preannunciata dalle campane e dai
suoni del mondo che aspetta al di la'. La scena piu' bella, figura in sovraimpressione, l'anima nuda che si stacca dal corpo.
La Morte. La Pace, forse.


Il resto non e' importante. Il mondo esterno viene a far pulizia.
Gli amici scappano, i loro sguardi vuoti, vittime e carnefici del loro profeta, del loro martire. Confusi e smarriti. Soli.
La vita va' avanti, Blake e' morto
e il mondo non si e' fermato.

Gia'.
Non ho piu' vent'anni. Kurt Cobain fa parte di me, cosi'
come di tutti quelli che hanno ascoltato i suoi dischi fino a consumarli, che si sono riconosciuti nel suo grido di dolore.
Odio ancora l'ipocrisia, mi disgusta ancora il perbenismo ma
sono dovuto a scendere a compromessi con la vita, ho dovuto prendermi le mia responsabilita'.
Ma non ho perso la mia anima,
combatto ancora per quello che ritengo importante, e non mi frega niente di quello che la gente pensa di me, proprio come allora.

E se ho trovato un equilibrio, e' anche grazie al monito di quel colpo di fucile, di quell'angelo dalle ali spezzate.
Che si e' lasciato la vita alle spalle, per rimanere puro.


my heart is broke
But I have some glue

help me inhale

And mend it with you

We'll float around

And hang out on clouds

Then we'll come down

And have a hangover

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