domenica, settembre 18


Look at my work, Ye Mighty!

Non sempre le cose vanno come dovrebbero andare.
I sottotitoli di Lost, per esempio.
Uno pensa che almeno quelli in inglese dovrebbero essere sincronizzati, giusto?
Sbagliato.
E se c'e' una cosa che non sopporto e' guardare l'ultimo episodio (lunghezza doppia, oltretutto) perdendo meta' dei dialoghi e con le scritte che scorrono a cazzo sotto.

Cosi', mentre VirtualDub fa' il suo sporco lavoro, io mi metto a scrivere, anche perche' la data fatidica e' alle porte.

Dunque, mi sembra innanzitutto doveroso spiegare perche' ho creato questo blog.
Fondamentalmente, per due ragioni :

Mercoledi' 21 Settembre ha inizio la stagione del Lab80, locale cineforum a cui ogni anno mi iscrivo e a cui ogni anno riesco, tra un casino e l'altro, a frequentare solo 2/3 volte.
Questo blog esiste perche' questa storia deve finire.
Nel senso che, dato che il cinema e' la mia piu' grande passione, non esiste che non riesca a trovare il tempo per andarci. Questo spazio e' un "remainder", un monito, un fioretto, chiamatelo come volete, per costringermi a visionare e recensire (oddio, due righe, un commento...) piu' film possibili. Anche quelli brutti.

So' che sembra stupido, ma e' un modo come un'altro per impegnarsi in quello che considero un'imperativo morale : andare al cinema.
Se non ce la faccio neppure cosi', e giusto che questa minuscola porzione di internet ricordi il mio fallimento e che io venga esposto al pubblico ludibrio.

Il secondo motivo, piu' o meno inerente, e' l'approfondimento dello studio delle tecniche del linguaggio cinematografico. (Pero'! messa giu' scritta sembra quasi una cosa seria!) Dopo aver studiato il libro di Arcangelo Mazzoleni, "L'ABC del linguaggio cinematografico", Dino Audino Editore (che nonostante il titolo e' un'ottimo testo), voglio applicare tali concetti all'analisi comparata tra due film : "Ju-On" di Takashi Shimizu e il suo remake a stelle e strisce, "The Grudge" sempre dello stesso regista.

Considero il "Ju-On" originale, pur con tutti i suoi difetti e le sue limitazioni, un'ottimo film horror a "basso costo", sia dal punto di vista registico che di "scrittura" cinematografica. I suoi espedienti visivi e la sua gestione dei meccanismi tipici del "new horror" nipponico lo rendono un'esperimento riuscito. "The Grudge" invece (che tra l'altro non ho ancora visto), non ha ricevuto critiche altrettanto positive, ma la "comparazione" ha proprio lo scopo di verificare quanto il lavoro di un regista possa essere influenzato, manipolato e (forse) peggiorato dalle pressioni della macchina produttiva e dalle differenze "geografiche".

Questo e' quanto. Proviamoci. Di buone intenzioni, dicono, e' lastricato l'inferno.

Il Lab iniza con "Fino all'ultimo respiro" di Jean-Luc Godard, 1959, un classico della "nouvelle vague". Stasera, giusto per sgranchirmi un po', "Howl's Moving Castle" di Hayao Myazaki.
E scusate se e' poco.

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