domenica, ottobre 2

Dumb



Avevo vent'anni quando Kurt Cobain si sparo' un colpo di fucile in bocca. Ero giovane. E quando sei giovane non accetti compromessi.

Odiavo l'ipocrisia, i perbenismi del mondo degli "adulti".
Disprezzavo l'omologazione alla massa, il conformismo e il quieto vivere.Ammiravo la coerenza, l'essere fedeli a se' stessi a qualunque costo, a qualsiasi prezzo.

E amavo i Nirvana, le loro chitarre distorte e la voce grezza di
Cobain, il loro modo di essere anti-"star system", le ruvide poesie che uscivano dalla bocca di questo ragazzo dagli occhi fragili e dall'anima tormentata dai miei stessi dubbi e dalle mie stesse paure.

Quando mori', la mia prima reazione fu' di rispetto, di quasi religiosa ammirazione: Forse l'unica strada per rimanere fedeli a se' stessi passava dalla canna di un fucile e attraverso la tua scatola cranica. La giostra dello show business si stava chiudendo intorno a lui, trasformandolo nell'ennesima scimmietta ammaestrata del rock n'roll, il profeta drogato del "grunge".
Agnello sacrificale per la chiesa del profitto.

E lui era riuscito a scappare dalla porta di servizio, aveva avuto il coraggio di premere quel grilletto, di pagare il prezzo piu' alto per non tradire se' stesso.

Poco tempo dopo, mentre gli avvoltoi mediatici stavano banchettando con il suo cadavere ancora caldo, erano gia' in uscita i cofanetti deluxe, "il Testamento di Kurt Cobain", le magliette con il suo volto sormontato da una corona di spine, il suo diario, le sue lettere.
"Kurt Cobain e' morto per voi". In promozione a prezzo speciale.


Mi chiesi se il prezzo non fosse troppo alto. Se ne valesse la pena.
Alla fine era lui quello che aveva perso. Sconfitto in partenza, perche' il gioco funziona cosi'. Non ha mai avuto una possibilita'. E pensai che forse non ne avevo neppure io.

Queste le premesse.


L'inizio di "Last Days" e' uno shock. Il fantasma di Kurt
perso nei boschi, in riva al fiume. Il suo profilo mentre canta davanti al fuoco. Gus Van Sant non vuole raccontare la sua storia, non in modo canonico. Vuole cercare di farci sentire cosa provava, vuole cercare di farci entrare nel suo mondo interiore.

Un mondo che, visivamente, e' una grande casa che va' in rovina, i muri che si scrostano, la sporcizia che si accumula. Amici o presunti tali che ci vivono a sbafo, adolescenti-bambini drogati e mai cresciuti. Fragili e sbandati come lui, ma allo stesso tempo lontani, distanti.

Quando quello che c'e' fuori, la realta' reale, riesce a penetrare
in questo mondo, risulta assurdo, grottesco, folle : L'inserzionista delle pagine gialle, per cui gli affari sono affari, anche se il potenziale cliente ha l'aria smarrita e indossa una sottoveste femminile.Il locale in citta' pieno di "alternativi" che vivono vite fatte in serie, l'amico (Harmory Korine) che gli regala un'osso voodoo e parla delle serate D&D passate con gli amici. I Boyz II Men in televisione, e Il produttore al telefono che vuole conferma per il tour, ""Non puoi mollare tutto". I mormoni che predicano: Cristo e' morto perche' qualcosa di puro deve morire perche' i non-puri possano parlare con Dio.

Ed e' esattamente cosi'.


"Devo aver perso qualcosa, lungo la via" dice Kurt/Blake biasciando,
scappando da chi lo cerca e mormorando dialoghi spezzati e incomprensibili, una mente disturbata sull'orlo del baratro.Un dialogo con Dio. Pazzo o Santo? c'e' differenza?

"Tutti i pensieri positivi che verranno dalla mia morte".

Il sacrificio, il suicidio e' un modo come un'altro per sfuggire al dolore. la scena lentissima quando si accascia al rallentatore, sotto il peso della sofferenza, della Croce che ognuno di noi si porta sulla spalle.Il centro non regge e tutto crolla, come uno specchio spezzato.

La musica, la via di fuga. Blake compone, ma manca sempre qualcosa, tutto "stona", i pezzi non combaciano, ma e' comunque l'unico modo di sentirsi libero.Creare per sopravvivere, ma neppure questo basta, alla fine.

Il pezzo lento con la chitarra, mentre i due amici fanno sesso,
il bisogno d'amore, l'armonia che (a un certo punto) deve essere infranta (la corda strappata).Manca sempre qualcosa.

Infine, la morte. L'atto finale preannunciata dalle campane e dai
suoni del mondo che aspetta al di la'. La scena piu' bella, figura in sovraimpressione, l'anima nuda che si stacca dal corpo.
La Morte. La Pace, forse.


Il resto non e' importante. Il mondo esterno viene a far pulizia.
Gli amici scappano, i loro sguardi vuoti, vittime e carnefici del loro profeta, del loro martire. Confusi e smarriti. Soli.
La vita va' avanti, Blake e' morto
e il mondo non si e' fermato.

Gia'.
Non ho piu' vent'anni. Kurt Cobain fa parte di me, cosi'
come di tutti quelli che hanno ascoltato i suoi dischi fino a consumarli, che si sono riconosciuti nel suo grido di dolore.
Odio ancora l'ipocrisia, mi disgusta ancora il perbenismo ma
sono dovuto a scendere a compromessi con la vita, ho dovuto prendermi le mia responsabilita'.
Ma non ho perso la mia anima,
combatto ancora per quello che ritengo importante, e non mi frega niente di quello che la gente pensa di me, proprio come allora.

E se ho trovato un equilibrio, e' anche grazie al monito di quel colpo di fucile, di quell'angelo dalle ali spezzate.
Che si e' lasciato la vita alle spalle, per rimanere puro.


my heart is broke
But I have some glue

help me inhale

And mend it with you

We'll float around

And hang out on clouds

Then we'll come down

And have a hangover

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