giovedì, settembre 27

1408


Un horror quasi completamente ambientato in una camera d'albergo e' una bella scommessa, e da un certo punto di vista, "1408" di Mikael Håfström... non delude le aspettative.

L'introduzione alla stanza maledetta, squisitamente gestita da un luciferino Samuel L. Jackson, e' perfetta per introdurci nel gioco di attese e colpi di scena che prosegue per 3/4 del film.

Il crescendo, inizialmente, e' gestito molto bene : la sensazione che "qualcosa non vada" si insinua pian piano e il regista e' bravo a tenerci sulle spine e a chiudere letteralmente tutte le vie d'uscita al protagonista, con alcuni tocchi di classe apprezzabili (la scena della finestra su tutte). La nota dolente e' che si tentenna tra scene ad effetto tipo "casa stregata" (sangue dai muri, spiriti col coltello, etc.etc.) alla materializzazione degli incubi personali del protagonista (la scena con la figlia e' stata, per il sottoscritto, decisamente straziante),senza mai puntare tutto su una
delle due strade.

Ci ho sperato fino alla fine, anche durante il "falso finale", che ad un certo punto si virasse decisamente verso l'intimo, trasformando la stanza "1408" nell'Inferno, nel vero senso della parola (L'hotel come non-luogo, in cui ognuno e' solo e prigioniero dei propri rimorsi, senza via di scampo : quale metafora migliore per l'Inferno).

Invece non si osa, rimane una stanza d'albergo che vuol uccidere il suo ospite senza capirne bene le ragioni di fondo, e un finale pseudo-consolatorio che sa' tanto di posticcio.

Come dice Mr.Olin : "It's just a fucking evil room".

domenica, novembre 5

The Departed






When I was your age they used to say you could become cops or criminals.
What I'm saying to you is this...
When your facing a loaded
gun, what's the difference?


Sbirri e Gangster. Buoni e Cattivi. La bravura di Scorsese e' sempre stata quella di riuscire a dare "dignita'" ai suoi personaggi, alle sue storie. I suoi protagonisti non sono stereotipi, ma esseri umani "veri", reali.

"The Departed" non delude, e ci scaraventa a Boston, Irlanda d'America : Il Boss spadroneggia e gli sbirri tentano di inchiodarlo. Tutto da manuale. Ma invece di giocarsela con un banale "Guardie e Ladri", Scorsese preferisce scavare nelle Zone Grigie, negli interstizi tra il Bene e il Male : I doppiogiochisti, gli infami, le spie. I "Topi", Rats, come dicono da quelle parti.

E quindi ognuno e' diverso da cio' che fa' finta di essere : Lo sbirro in ascesa Colin (un azzeccatissimo Matt Damon, che gioca in casa) e' al soldo del Boss e gli fornisce preziose imbeccate, il rampollo di malafamiglia e scagnozzo prediletto Billy, un Di Caprio nervossissimo e sotto ansiolitici, e' uno sbirro sotto copertura. Il Boss vende i suoi uomini all'FBI. Tutti tradiscono tutti, nessuno si fida di nessuno, ci si guarda le spalle e non saprai mai se e' stato il tuo compagno ad accoltellarti alla schiena.

Scorsese, per due ore e rotte, ci spinge a forza in questo groviglio di vipere senza mai mollare il ritmo. Un Jack Nicholson in stato di grazia ruba la scena a tutti ed incarna magistralmente il male stesso, il gran capo che potrebbe starsene in disparte ma che preferisce sporcarsi le mani di persona, senza compromessi e senza rimpianti : Sfila con nonchalance fedi nuziali da mani recise e le spedisce alle vedove, minaccia subdolo e mangia le mosche, si presenta ai suoi uomini con la camica inzuppata di sangue e da' ordini a tutti manco fosse il cuoco in cucina (scena impagabile, vero Greg?).

Anche il resto del cast, comunque, funziona come un orologio (compresa la psichiatra "contesa" , quella gran maiala di Vera Farmiga, che e' forse il personaggio piu' deboluccio), avvicendandosi ed incastrandosi come un balletto. Menzione d'onore a "Dignam"/Wahlberg, che nella parte dello sbirro tutto d'un pezzo ci sguazza e si diverte pure.

Le scene degne di note sono troppe per essere citate. Su tutte : l'inseguimento nei vicoli di Chinatown tra Billy e Colin, la sparatoria finale che sembra uno spettacolo di fuochi d'artificio (con il tocco di classe degli "stop-frame"), il confronto finale tra Colin e Billy, il mio amico Sonny che mi sussurra "Irlandesi del cazzo" quando picchiano i picciotti di Providence (haha)...

Alla fine l'impresa riesce : E' tutto reale, e' l'illusione del cinema che diventa vita vera.
Qui non si muore agonizzando stoicamente e pronunciando frasi celebri, ma con uno scoppio di materia cerebrale o scaraventato giu' da un palazzo, in un lampo : Bang. Se ti sparano alla gamba non svieni e ti fa' un male del cazzo mentre il tipo di prende a pugni con il calcio della pistola.Il Boss, nella sua ora finale, con il viso sporco di sangue come un clown pazzo, ha scritto in faccia la consapevolezza che sarebbe finita cosi'. Non ci sono eroi, ma doppiogiochisti che vanno in corto-circuito (Colin, nel finale, che organizza la retata mentre prende ordini dal Boss) o ex-poliziotti che chiudono i conti.

Esseri umani prigionieri della Zona Grigia della loro stessa vita, in un mondo in cui non c'e' piu' niente di sacro, di onesto per cui valga la pena lottare e morire. "Gli Angeli accolgono il devoto estinto", mentre i vivi continuano a tradirsi e ad uccidersi, nel fango.

Maybe, maybe not. Maybe fuck yourself.

giovedì, ottobre 12

Scoop! Ovvero Come Recensire un Film Che Non Ho Visto!


Basta farlo a recensire ad un amico!
La parola a Greg :

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La serata parte con il solito bidone di Jim.Grendel che era troppo impegnato ad installare la patch del kernel sulla Red Hat del portatile per uscire con i suoi migliori amici.

Le comode poltrone dell' UCI Cinema ci accolgono facendoci dimenticare velocemente i 53 euro spesi poco prima in caramelle lassative, peccato che questo relax si tramuta immediatamente in sonno profondo.

Scoop, come del resto match point, è di una banalità incredibile.
Sicuramente è colpa mia e della mia cine-ignoranza se non riesco a cogliere la genialità di Woody Allen, ma a questo punto mi chiedo cosa mi sfugge.
Sicuramente mi sfugge qualcosa di molto tecnico, come la fotografia o il montaggio, perchè la sceneggiatura poteva farla un bambino.

Scoop, visto dai miei occhi , sembra un film Tv che una massaia puo' vedere mentre stira o cucina, ma la massaia nel frattempo puo' anche andare mezz'oretta a fare l'amore con l'idraulico senza perdere il filo del discorso.

In verità bisogna dire che i dialoghi sono molto curati anche se molto molto inglesi, caratteristica che non amo.
Splendido Allen nei panni dell' illusionista, ironico *SPOILER* fino alla morte *SPOILER* ma un pò irritante nel balbettio ( perversioni del doppiaggio )

Scarlett johansson .....beh....diciamo che quella espressione da ebete che è solita fare non l'aiuta tanto quanto le sue pere.....
Hugh Jackman non pervenuto.

Il film non appassiona, non fa' riflettere, non fa' affezionare....non fa'.

Quando incomincia praticamente è già finito, l'epilogo arriva e la
gente non se ne accorge nemmeno.

Da sottolineare un enorme buco di sceneggiatura......il lord butta in un lago, che in realtà è una pozza che si attraversa a piedi, la tipa......*SPOILER* e non verifica nemmeno che lei sia affogata *SPOILER* ...mah.
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Sembra che al Greg sia piaciuto assai questo filmetto... mi viene
proprio voglia di vederlo... ovviamente bisogna anche sentire l'altra campana.



sabato, settembre 2

Le Dahlia Noir


La serata parte nel migliore dei modi : Cena Paura all'Osteria di Valenti, con Greg e la sua dolce meta', Baby : Tagliere salumi e formaggi, Tagliata agli aromi, vino, Crema Valenti-Chantilly. Il regalo acquistato nel pomeriggio per Greg risulta gradito, do' consigli da vecchio saggio, si progetta un viaggio a Londra per shopping e sightseeing per un futuro prossimissimo.

Al caffe' Greg e' provatissimo per la sua Fiorentina da 6 Kg., la mia Gattiger si lecca i baffetti e ci avviamo alla volta di uno degli ultimi cinema rimasti sul territorio di BergHelm.


All'ingresso ci aspettano Principessa e Sberla McQueen (che, tra parentesi, e' il sosia sputato di Josh Hartnett!), Greg srotola i biglietti, prudentemente acquistati con largo anticipo ed entriamo.

La sala, come si suol dire, era gremita. Vengo insultato dal resto della compagnia per la scelta del cinema : E le sedie sono strette, e sono troppo vicine, e sto' respirando la forfora di quello seduto davanti, e sembra di essere all'oratorio, e l'impianto audio sembra che l'hanno preso da mediaworld a 199 Euro e cosi' via.

Ma se questo e' il prezzo da pagare per non andare mai piu' all'UCI Cinemas, sono contento di pagarlo.

Buio in Sala. Su il sipario. Si inizia: "The Black Dahlia"

Il film merita due recensioni separate : Una e' quella "cinematografica", e il giudizio e' indiscutibile : DePalma confeziona un'omaggio ai film noir anni '40: Gli sbirri fanno i duri, le donne sono fatali, tutti fumano come turchi. L'impronunciabile direttore della fotografia, Vilmos Zsigmond, fa' un lavoro fantastico nel ricreare l'atmosfera dell'epoca, e il regista (per scaldarsi i muscoli) ci regala nella prima meta' del film delle scene memorabili : L'incontro di pugilato, il bellissimo piano sequenza che introduce la fantastica scena della sparatoria con i neri. Usa persino le dissolvenze a tendina e in certi momenti sembra di guardare "Dragnet"...

I filmati di repertorio di Liz Short, la Dalia Nera, ci regalano una Mia Krishner in stato di grazia, che ci ossessiona come un fantasma triste e che accompagna i protagonisti verso il loro triste destino (tra parentesi : ma la Krishner ha mai fatto un film "normale"? Perche' me la ricordo solo in ruoli assurdi?)

Da meta' film in poi DePalma si rilassa : la scena della cena a casa Linscott (con la soggettiva grandangolare iniziale), paradossale e assurda, introduce una grandissima Fiona Shaw (Ramona Linscott, pazza e ubriaca) e allenta una tensione che stava diventando palpabile.

Ma e' solo una pausa : nel finale il regista si scatena : Continui rimandi e flashback a particolari di scene precedenti, una Hilary Swank (Madeleine Linscott, l'alter-ego della Dalia Nera) che diventa la vera protagonista, un ritmo che toglie il fiato fino alla scena madre della Shaw (Bette Davis rinata!) da applauso a scena aperta. DePalma e' bravo e lo sa', usa tutte le armi a disposizione per regalarci uno spaccato di quella Los Angeles e di quegli anni, innocenti e corrotti al tempo stesso, come la povera Dalia Nera.

Ma veniamo alla seconda recensione, e ai punti dolenti: un film non e' solo tecnica e atmosfera, ma anche e soprattutto una storia che viene raccontata.
Ecco : La Dalia Nera e' un macello piu' finito, una storia contorta, in cui le storie dei personaggi si accartocciano su se' stesse, e in cui il torbido intrigo e' decisamente torbido e molto intricato. Forse troppo. Per dirla con le parole di Greg, "A meta' film, non ci si capisce piu' un cazzo". E come dargli torto :
DePalma sembra piu' interessato all'estetica delle inquadrature che a rendere chiara la storia. E a me i film in cui bisogna prendere appunti in sala non sono mai piaciuti.

Secondo punto dolente, forse il piu' grave : il Cast. Josh Hartnett come "Bucky" Bleichert e' completamente fuori parte: quando fa' il tetro tormentato sembra Beverly Hills 90210: assolutamente non credibile e soprattutto troppo belloccio. Scarlett Johansson ha due espressioni : Gonfia e piu' Gonfia. Non so' che cavolo le hanno fatto, ma mi sa' che il botulino le ha paralizzato l'espressivita' facciale. E, per una volta, i suoi sguardi e atteggiamenti da "Dark Lady" vanno completamente a vuoto. Alla fin fine e' anche lei nella parte sbagliata : Kay Lake rappresenta la redenzione, l'angelo ritornato dall'inferno, la "favola" (come dice lo stesso Bucky), mentre la Johansson e' brava quando fa' un po' (scusate il termine) la mignotta (in "Match Point", per esempio).

Le soprese vengono da chi non ti aspetti : Hilary Swank-Madeleine e' magnifica e ruba la scena e il cuore. Mia Krishner-Liz Short e' un'angelo etereo. La Fiona Shaw-S.ra Linscott ti sorprende e fa' vedere a tutti come si recita. Persino Rose McGowan, che passa li' per caso, fa' un cameo divertente e che ci sta'.

Insomma : alla fin fine il tutto risulta appena sufficiente. Il mio film preferito sull'epoca rimane "L.A. Confidential" (sempre tratto da Ellroy, oltretutto), sia per l'atmosfera che per gli interpreti. Curtis Hanson non sara' DePalma, ma gli attori li' sono usati al meglio e soprattutto si finisce, alla fine, con la sensazione di aver visto (e capito) una bella storia. Qui, invece, il flash finale del cadavere della Dalia Nera, non basta a darne l'impressione.

P.S. Mentre lo vedevo, mi chiedevo a quali attori di quell'epoca assegnare i vari ruoli... Bucky e' Humphrey Bogart, sicuro. Leland Blanchard e' James Stewart. Kay Lake e' Grace Kelly o Kim Novak. La S.ra Linscott e' Bette Davis. Ma Madeleine? Rita Heyworth? e la Dalia Nera?

Cars Marching





Questa e' una storia, e come molte storie parla di persone, di esseri umani che sfrecciano sulle autostrade della Vita, talvolta sfiorandosi e talvolta scontrandosi. Poche persone la capiranno pienamente (forse due), dato che , ovviamente, non si fanno nomi. Tutti gli altri la dovranno accettare per quella che e' : Una storia, appunto.

E' la storia di un giovane-vecchio allora ventiseienne (il sottoscritto) a cui, vari anni fa', fu richiesto consiglio, tra una sigaretta e l'altra nelle pause di lavoro per un nascente Colosso delle Autostrade Informatiche, per un problema di cuore. La richiesta veniva da una sua amica. La suddetta era allora (piu') giovane e ancora un po' maschiaccio, ma comunque gia' decisamente carina.

Il consiglio in questione : La giovane amica aveva offerto il suo cuore ad un suo "amico", il quale, codardamente, si era defilato, la evitava, insomma la rifiutava piu' o meno gentilmente. Cosa doveva fare? : insistere o rassegnarsi?

Ora : Se c'e' una cosa di cui sono esperto e' la gestione delle delusioni d'amore. Ho fatto un sacco di pratica su me stesso, sapete.

Quindi non ebbi dubbi : Dissi alla giovane collega che il cretino non meritava il suo cuore, di lasciar perdere e riservarlo per qualcuno che se lo meritasse (non il sottoscritto, imbecilli : su queste cose non ho mai secondi fini...) e che ero sicuro che le occasioni non le sarebbero mancate. Pensavo, oggi come allora, che la vita fosse troppo breve per rincorrere chi e' troppo stupido per inseguirci.

Il consiglio fu accettato, senza troppe convinzioni : D'altronde raramente la Mente prevade sul Cuore, checche' se ne dica. Col tempo, comunque, la giovane amica se ne fece una ragione, e continuo' per la sua strada.

Il tempo passo' (non molto, una manciata di mesi) e il giovane ventiseienne si ritrovo' con un'altro giovane amico in una citta' di mare, sempre per lavoro. Il suddetto era allora (piu') giovane, ma aveva gia' la faccia d'angioletto ed era decisamente piacente.

Dopo una cena allucinante, ebbro di hashish, vino bianco e gamberetti, gli venne richiesto di nuovo consiglio dal suddetto collega (che ci volete fare, si vedo che ispiro confidenze) sempre per una questione d'amore :

Una sua "amica" gli aveva offerto il suo cuore, e lui, codardamente, si era defilato, la evitava, insomma la rifiutava piu' o meno gentilmente. Aveva fatto bene? "Beh, dipende : ", risposi, "e' carina? ti piace?". Si e si, rispose lui, ma era complicato : non voleva rovinare l'amicizia, non era cosi' convinto di impegnarsi, c'erano altre non meglio identificate difficolta', non voleva averci solo un'avventura perche' l'avrebbe delusa e via di questo passo.

Il consiglio del sottoscritto fu perentorio : pensavo, oggi come allora (e come qualche mese prima) che la vita fosse troppo breve per sprecarla in inutili paranoie : Se voleva provarci, doveva provarci. Non avrebbe mai scoperto se poteva diventare una cosa seria e importante stando li' "tra color che son sospesi". E non era neanche corretto nei confronti della ragazza, che probabilmente stava soffrendo a causa sua.

Il consiglio fu accettato, senza troppe convinzioni : D'altronde raramente il Cuore prevade sulla Mente, checche' se ne dica. Col tempo, comunque, il giovane amico prese una decisione, giusta o sbagliata che fosse , e continuo' per la sua strada.

Il tempo passo', come nei film : immaginatevi vari foglietti che si staccano dal calendario :
Giorni, Mesi, Anni.

I due amici di cui sopra, hanno continuato per la loro strada... ma vari indizi mi portano a pensare che le loro strade si siano in qualche modo incrociate di nuovo.
La proverbiale goccia che ha fatto traboccare il proverbiale vaso e' stata la visione (quasi contemporanea) da parte di entrambi del film "Cars": Il fatto e' che Lei e' una grande appassionata dei film d'animazione, mentre Lui decisamente meno... mmmh....

Ovviamente non si fanno nomi. Colui che scrive ha da tempo imparato la saggezza del Gufo (il piu' silenzioso tra i volatili), abbandonando la loquacita' della Cornacchia.
Di queste cose non si parla, anche perche' i due mantengano un apparente velo di mistero sul loro "riavvicinamento", e immagino abbiano le loro buone ragioni.

Ma il vostro Gufo non resiste mai alla tentazione di raccontare una storia.

E cosi', dopo essermela tenuto dentro per tanto, tanto tempo (ad insaputa di entrambi, oltretutto) finalmente me ne libero. Questa storia e' dedicata a loro. Spero che possano sfrecciare felici sul resto della loro strada, e che le loro corsie non si debbano di nuovo separare.

Spero che siano felici, tutto qua.

P.S. tra parentesi, il film "Cars" non e' niente male.

All the little Cars are marching
Red and black antennae waving
They all do it the same
They all do it the same way


Dave Matthews Band - Ants Marching (revisited)

domenica, ottobre 9

Things to come...




Ok, due post pubblicati in rapida successione non sono una giustificazione. Diciamo che ho avuto solo il tempo di andare al cinema, e poco per scrivere a riguardo.



Ma va' bene cosi',potrebbe andare peggio.
Potrebbe piovere.

Trovare il tempo per andare al cinema e' gia' difficile, trovarne per il
progetto "Ju-On" ancora peggio... e sono costantemente distratto dalla seconda
serie di "Lost"... (l'11/Ottobre trasmettono la prima serie in Italia... non iniziate a
guardarlo... e' una droga...)

...cerchero' di impegnarmi...
...prometto....

Post da scrivere :

"La Fabbrica del Cioccolato" di Tim Burton
"Three" di Peter Chan/Ji-woon Kim/Nonzee Nimibutr

Film da vedere :

11/Ottobre : "L'Esperimento del dottor K." di Kurt Neumann
11/Ottobre : "La Piccola Bottega degli Orrori" di Roger Corman
12/Ottobre :
"Good Night, and Good Luck" di George Clooney
12/Ottobre : "Terra Promessa" di Amos Gitai

19/Ottobre : "Il Fantasma della Liberta'" di Luis Bunuel

Wish List :

"Seven Swords" di Tsui Hark
"Romanzo Criminale" di Michele Placido


"My Summer of Love"






Non che non me lo aspettassi.
Prima o poi la delusione doveva arrivare.
Quindi, diciamocelo :
"My Summer of Love" non mi e' piaciuto.

Per niente.




Quello che mi ha dato piu' fastidio, e' la mancanza di
sincerita' da parte dell'autore.Intendiamoci,
i film
costruiti su di un colpo di scena finale che cambia le carte in tavola (tipo "The Others" o tutti i film di Shamalayan) funzionano se le premesse hanno senso. E' per questo che "Vanilla Sky" mi ha fatto schifo:
non puoi impostare tutta la vicenda su qualcosa e poi ad un certo punto dire che non e' vero niente! In questo filmetto, succede esattamente questo.

Il tema non e' certo nuovo, ma qui il tentativo di originalita' rasenta il ridicolo. Nei film "lesbici" di solito l'universo maschile ne esce con le ossa rotte, mentre qui, paradossalmente,
i due mondi non sembrano tanto diversi : L'amore di Tam e' fittizio, un'avventura estiva, cosi' per divertirsi. Peccato che sia il perno del film!

Cosi' come le varie tematiche affrontate : La "conversione" del fratello di Monna, che alla fine si rivela essere una maschera, un'ipocrisia. I momenti intensi, L'ouja board, il ricordo della sorella scheletrica e con i denti gialli, il dolore di Tam... tutto invalidato, reso inutile dal finale, con Tam che diventa praticamente un'altra persona, totalmente fuori dal personaggio.

A questo punto, di solito, si cerca di salvare il tutto con un finale tragico, ma persino questo viene negato (se non simbolicamente) e Monna continua la sua vita, ferita, forse lesbica, senza famiglia, senza amore, senza speranza.
Qual'e' il senso di tutto cio'? La vita e' solo una presa in giro? Monna continuera' a vivere, senza piu' fidarsi di una persona che potrebbe amarla veramente?
Desolazione.

La regia soffre un po' di "sindrome del videoclip", ma in generale se la cava, con alcune scene riuscite (La sala da ballo post-funghetti con la musica perfetta di Goldfrapp, la promessa d'amore eterno davanti al fuoco, i loro profili in controluce) e in generale con una fotografia eccellente.
Le scena amorose tra le due ragazze sono girate bene, come spesso accade nella sfera saffica, l'atto sessuale non sembra mai innaturale, mai forzato:
Due esseri umani stupendi che si completano, che si aggregano,cercando qualcos'altro.

Le interpreti sono piu' o meno brave, Nathalie Press sembra una Tilda Swinton giovane e inesperta, ma gia' con un certo fascino ambiguo. Emily Blunt e' bellissima, anche se recita come un tornio di precisione.

Da evitare.

sabato, ottobre 8

"Maria Full of Grace" di Joshua Marston







I film stile documentario, i "film vèritè" in generale, non sono tra i miei preferiti.
D'altra parte, quando sono di buona fattura, espletano una delle funzioni primarie del Cinema :

Aprire una finestra su altri mondi, altri luoghi, raccontarci una realta',

rinchiudere un'intera esistenza in due ore scarse. Martson riesce nell'impresa,
concentrandosi prima sulla quotidianita' di Maria, poi espandendosi sulla "figura
sociale" delle "mule" (mala traduzione di, "burrier", gioco di parole tra "burro",
cioe' asino/mulo e "corrier", cioe' ovviamente corriere), povere donne che
fanno di necessita' virtu' trasportando droga, a rischio della propria vita e della
galera, dalla disastrata colombia agli USA.

Maria subisce la schiavitu' di un lavoro alienante e sottopagato, incastrata
dalle responsabilita' verso la famiglia, madre e sorella con bimbo a carico,
sognando un futuro migliore nonostante la desolazione che la circonda.
La notizia di essere incinta innesca il resto della vicenda, l'offrire il
suo corpo per trasportare la polvere, con tutti i rischi del caso.
E' un universo matriarcale : gli uomini o sono ragazzini (il suo ragazzo),
o sono rappresentanti dell'oppressione, come il caporeparto o il trafficante.

La scena che mi ha colpito, anzi direi inquietato e disturbato, e' quella dei "preparativi",
l'addestramento (Maria inghiotte chicchi d'uva grossi come palline da pingpong)
e la successiva ingestione degli ovuli veri e propri, sotto il silente controllo
del boss e dei suo sgherri.
Non so' se il titolo "religioso" o la locandina mi hanno influenzato in
questo senso, ma la "cerimonia" aveva un non so' che di religioso,
con le capsule quali novelle particole della Chiesa del traffico internazionale.
L'ingestione, questa "intrusione" nel privato di queste donne/madri/ragazze,
mi ha indotto lo stesso disgusto che provo nel vedere (sempre nella
trasposizione filmica, intendo) uno stupro, una violenza sessuale.
Ed effettivamente, in forma simbolica, e' la stessa cosa:
Per il cartello, Maria e le altre sono solo corpi, contenitori utili
per il trasporto e nient'altro, come dimostra come viene trattato
il corpo di Lucy dai "contatti" in USA. E' violenza, e' comunque violenza.

Efficace, inoltre, la rappresentazione della "Terra Promessa", gli Stati Uniti,
immaginati come il paese dei balocchi, ma la cui realta' e' quella tipica
dei migranti: La sorella di Lucy, che ricorda le voci al telefono dei suoi parenti,
a quanto erano felici per lei, che era andata via, mentre lei avrebbe voluto essere
li' con loro. L'attaccamento alla propria terra, alle proprie radici,
per quanto la vita possa essere dura, come quando
Maria paga Don Fernando per riportare il corpo di Lucy in Colombia....

Tutto questo rende ancora piu' intenso il distacco finale della protagonista,
nel tentativo di dare una vita migliore all'essere vivente che sta' crescendo
dentro di lei.

La regia non si concede particolari virtuosismi ne' sperimentazioni di sorta
(e non che non si possa osare perche' costretti dal genere, penso a
"City of God", per esempio), ma ha il merito di non far perdere mai ritmo
alla storia, di rimanere concentrata sulla vicenda senza perdersi in introspezioni
psicologiche o divagare in constatazioni morali.
La camera ci mostra, impietosa, uno scorcio di mondo a noi vicino e allo
stesso tempo lontano, in cui la sopravvivenza e' l'unica legge.
Menzione d'onore per Catalina Moreno, l'interprete di Maria, splendida e
tragica, innocente e caparbia, da innamorarsi. Bello.

domenica, ottobre 2

Dumb



Avevo vent'anni quando Kurt Cobain si sparo' un colpo di fucile in bocca. Ero giovane. E quando sei giovane non accetti compromessi.

Odiavo l'ipocrisia, i perbenismi del mondo degli "adulti".
Disprezzavo l'omologazione alla massa, il conformismo e il quieto vivere.Ammiravo la coerenza, l'essere fedeli a se' stessi a qualunque costo, a qualsiasi prezzo.

E amavo i Nirvana, le loro chitarre distorte e la voce grezza di
Cobain, il loro modo di essere anti-"star system", le ruvide poesie che uscivano dalla bocca di questo ragazzo dagli occhi fragili e dall'anima tormentata dai miei stessi dubbi e dalle mie stesse paure.

Quando mori', la mia prima reazione fu' di rispetto, di quasi religiosa ammirazione: Forse l'unica strada per rimanere fedeli a se' stessi passava dalla canna di un fucile e attraverso la tua scatola cranica. La giostra dello show business si stava chiudendo intorno a lui, trasformandolo nell'ennesima scimmietta ammaestrata del rock n'roll, il profeta drogato del "grunge".
Agnello sacrificale per la chiesa del profitto.

E lui era riuscito a scappare dalla porta di servizio, aveva avuto il coraggio di premere quel grilletto, di pagare il prezzo piu' alto per non tradire se' stesso.

Poco tempo dopo, mentre gli avvoltoi mediatici stavano banchettando con il suo cadavere ancora caldo, erano gia' in uscita i cofanetti deluxe, "il Testamento di Kurt Cobain", le magliette con il suo volto sormontato da una corona di spine, il suo diario, le sue lettere.
"Kurt Cobain e' morto per voi". In promozione a prezzo speciale.


Mi chiesi se il prezzo non fosse troppo alto. Se ne valesse la pena.
Alla fine era lui quello che aveva perso. Sconfitto in partenza, perche' il gioco funziona cosi'. Non ha mai avuto una possibilita'. E pensai che forse non ne avevo neppure io.

Queste le premesse.


L'inizio di "Last Days" e' uno shock. Il fantasma di Kurt
perso nei boschi, in riva al fiume. Il suo profilo mentre canta davanti al fuoco. Gus Van Sant non vuole raccontare la sua storia, non in modo canonico. Vuole cercare di farci sentire cosa provava, vuole cercare di farci entrare nel suo mondo interiore.

Un mondo che, visivamente, e' una grande casa che va' in rovina, i muri che si scrostano, la sporcizia che si accumula. Amici o presunti tali che ci vivono a sbafo, adolescenti-bambini drogati e mai cresciuti. Fragili e sbandati come lui, ma allo stesso tempo lontani, distanti.

Quando quello che c'e' fuori, la realta' reale, riesce a penetrare
in questo mondo, risulta assurdo, grottesco, folle : L'inserzionista delle pagine gialle, per cui gli affari sono affari, anche se il potenziale cliente ha l'aria smarrita e indossa una sottoveste femminile.Il locale in citta' pieno di "alternativi" che vivono vite fatte in serie, l'amico (Harmory Korine) che gli regala un'osso voodoo e parla delle serate D&D passate con gli amici. I Boyz II Men in televisione, e Il produttore al telefono che vuole conferma per il tour, ""Non puoi mollare tutto". I mormoni che predicano: Cristo e' morto perche' qualcosa di puro deve morire perche' i non-puri possano parlare con Dio.

Ed e' esattamente cosi'.


"Devo aver perso qualcosa, lungo la via" dice Kurt/Blake biasciando,
scappando da chi lo cerca e mormorando dialoghi spezzati e incomprensibili, una mente disturbata sull'orlo del baratro.Un dialogo con Dio. Pazzo o Santo? c'e' differenza?

"Tutti i pensieri positivi che verranno dalla mia morte".

Il sacrificio, il suicidio e' un modo come un'altro per sfuggire al dolore. la scena lentissima quando si accascia al rallentatore, sotto il peso della sofferenza, della Croce che ognuno di noi si porta sulla spalle.Il centro non regge e tutto crolla, come uno specchio spezzato.

La musica, la via di fuga. Blake compone, ma manca sempre qualcosa, tutto "stona", i pezzi non combaciano, ma e' comunque l'unico modo di sentirsi libero.Creare per sopravvivere, ma neppure questo basta, alla fine.

Il pezzo lento con la chitarra, mentre i due amici fanno sesso,
il bisogno d'amore, l'armonia che (a un certo punto) deve essere infranta (la corda strappata).Manca sempre qualcosa.

Infine, la morte. L'atto finale preannunciata dalle campane e dai
suoni del mondo che aspetta al di la'. La scena piu' bella, figura in sovraimpressione, l'anima nuda che si stacca dal corpo.
La Morte. La Pace, forse.


Il resto non e' importante. Il mondo esterno viene a far pulizia.
Gli amici scappano, i loro sguardi vuoti, vittime e carnefici del loro profeta, del loro martire. Confusi e smarriti. Soli.
La vita va' avanti, Blake e' morto
e il mondo non si e' fermato.

Gia'.
Non ho piu' vent'anni. Kurt Cobain fa parte di me, cosi'
come di tutti quelli che hanno ascoltato i suoi dischi fino a consumarli, che si sono riconosciuti nel suo grido di dolore.
Odio ancora l'ipocrisia, mi disgusta ancora il perbenismo ma
sono dovuto a scendere a compromessi con la vita, ho dovuto prendermi le mia responsabilita'.
Ma non ho perso la mia anima,
combatto ancora per quello che ritengo importante, e non mi frega niente di quello che la gente pensa di me, proprio come allora.

E se ho trovato un equilibrio, e' anche grazie al monito di quel colpo di fucile, di quell'angelo dalle ali spezzate.
Che si e' lasciato la vita alle spalle, per rimanere puro.


my heart is broke
But I have some glue

help me inhale

And mend it with you

We'll float around

And hang out on clouds

Then we'll come down

And have a hangover

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